Le indagini puntano su un poliziotto russo condannato per tortura dopo un articolo della giornalista
Le indagini sull’assassinio di Anna Politkovskaja si sono
concentrate su un personaggio che più di una volta aveva apertamente minacciato
di morte la giornalista della Novaja
Gezeta. Si tratta di Sergei Lapin, noto con il soprannome “il cadetto”: un
veterano della guerra in Cecenia, ex ufficiale degli Omon, i corpi speciali
della polizia russa. In seguito a un’inchiesta della Politkovskaja, Lapin è
stato arrestato e poi condannato per torture.
Lapin interrogato in
Siberia. Secondo il quotidiano russo
Kommersant,
gli inquirenti moscoviti e gli agenti dei servizi segreti (Fsb) che lavorano
sul caso Politkovskaja, nei giorni scorsi sono andati nella città siberiana di
Nizhnevartovsk per interrogare Lapin. Gli investigatori russi hanno interrogato
anche sua figlia, sospettata di essere la ragazza che – secondo le immagini
registrate dalle telecamere a circuito chiuso di un negozio adiacente
all’abitazione della giornalista – avrebbe fatto da “palo” durante l’assassinio
del 7 ottobre. Gli investigatori non hanno invece potuto parlare con altri due
veterani ex colleghi di Lapin, Alexander Prilepin e Valery Minin, latitanti dal
2002.
L’articolo che
inchiodò Lapin. Nel settembre del 2001, Anna Politkovskaja aveva pubblicato
sul suo giornale un pezzo che, pochi mesi dopo, venne utilizzato dalla
magistratura russa per incriminare i tre ufficiali. L’articolo ricostruiva le
vicende relative alla sparizione, avvenuta a Grozny il 2 gennaio 2001, di uno
studente
universitario ceceno di 26 anni, Zelimkhan Murdalov. Il ragazzo, aveva scoperto
la Politkovskaja, era stato arrestato dalla squadra di Omon comandata da Lapin
e portato in una caserma del quartiere Oktiabrskij e lì, in cella, torturato a
morte dallo stesso Lapin. Murdalov fu picchiato alla testa con bastoni, sottoposto
a elettroshock e a orrende sevizie: gli vennero strappati i denti, tagliate le
orecchie e rotte le braccia. Il giorno dopo, Lapin e i suoi due sottoposti,
Prilepin e Minin, presero il corpo senza vita del ragazzo e lo portarono fuori
città. Il suo cadavere non è mai stato ritrovato.
Medaglie al valore e
condanna lieve. Grazie all’articolo della Politkovskaja, Lapin venne
arrestato nel gennaio 2002 con l’accusa di rapimento, tortura e omicidio. Dopo
una
breve detenzione, l’ufficiale venne rimesso in libertà perché “non costituiva
una minaccia all’ordine pubblico”, nonostante avesse inviato diverse e-mail
minatorie alla giornalista della
Novaja
Gazeta. Nonostante l’inchiesta in corso, Lapin rimase in polizia, in
servizio nella sua città di Nizhnevartovsk, e ricevette addirittura una
medaglia al valore “per la protezione dell’ordine pubblico”, accompagnata da una
lettera firmata dal presidente russo Vladimir Putin. Il processo contro Lapin
ebbe inizio solo alla fine del 2003 e, dopo ben nove interruzioni, si concluse
nel marzo 2005 con una condanna a undici anni per abusi, maltrattamenti aggravati
e falsificazione di documenti. Non per omicidio.