Morales contro Quiroga. Chi sostituirà il presidente Eduardo Rodriguez alla guida della Bolivia?
Evo Morales, candidato presidenziale del Mas, Movimento al Socialismo, è in procinto
di diventare il primo capo di Stato Aymara (ceppo linguistico autoctono andino)
della storia boliviana. Le elezioni, che si terranno domenica 18 dicembre 2005,
lo vedono in notevole vantaggio rispetto al suo diretto concorrente Jorge Quiroga.
18 dicembre. Sarà una giornata lunga e faticosa quella di domenica 18 dicembre. La Bolivia
è chiamata a eleggere il suo presidente e in qualche modo a decidere del suo futuro
scacciando gli spettri delle violenze del passato. Arrivati a questo punto, la
partita elettorale sarà giocata esclusivamente da Morales e Quiroga. Morales,
quarantaseienne di umili origini, dal 2003 cerca l’affermazione personale alla
presidenza. Schierato a favore delle classi sociali più povere come gli operai
e i contadini (soprattutto i coltivatori della coca e questo gli ha già causato
dei problemi), e contro le politiche ‘neoliberiste’ attuate dal governo boliviano
fino a oggi, è riuscito negli ultimi cinque anni a far crescere il suo partito/movimento
in modo esponenziale, portandolo a controllare la maggioranza dei municipi e ad
avere il 20 per cento dei deputati e un terzo dei senatori oltre che un sostegno
praticamente plebiscitario nella zona del Chapare, dalla quale proviene. Da molto
tempo Morales, che è considerato dal popolo indios un vero leader, gira per la
Bolivia tenendo comizi e dibattiti e cercando l’approvazioni di tutte le classi
sociali. Tanto che si pensa che possa ricevere parecchi voti anche nella ricca
città di Santa Cruz, nonostante le autorità chiedano con sempre maggiore insistenza un’autonomia
dal governo centrale. Nei comizi tenuti in campagna elettorale, Morales ha tentato
di mettere da parte l'argomento delle coltivazioni della pianta di coca a vantaggio
dei più efficaci (solo per l’opinione pubblica interna e internazionale) discorsi
sulle battaglie da portare avanti per la nazionalizzazione delle risorse boliviane.
Il suo diretto concorrente, Jorge Quiroga è candidato alle presidenziali sotto
la sigla Podemos. Ben visto dalla buona società boliviana, composta quasi esclusivamente da ‘bianchi’
benestanti, Quiroga è apprezzato anche dagli Usa, che lo vorrebbero a capo della
Bolivia, e dalle grandi multinazionali interessate alle risorse naturali presenti
in questo territorio: dalle riserve di acqua a quelle di gas naturale.
Gli altri. Certo è che la partita elettorale non ha solo due giocatori, anche se Morales
e Quiroga alla fine si contenderanno la vittoria. A fare da sparring partner ci
sono molti altri candidati, espressione delle più diverse ideologie boliviane.
Si parte dal Fronte Patriottico Agropastorizio capeggiato da Eliseo Rodriguez
(del quale però non si conosce il programma), si passa poi al Movimento Indigeno
Pachacutec di Felipe Quispe che vuole dare spazio alla popolazione di antica tradizione
boliviana, e si arriva all’Unione Sociale dei Lavoratori il cui leader è Nesto
Garcia, che non rende noto il programma. Ma c’è anche Nagatani Norishita, di chiare
origini giapponesi, appartenente al Movimento Nazionalista Revolucionario che
si presenta alle elezioni presidenziali con una idea ben precisa: “Onestà e lavoro
per tutti”. Infine c’è il candidato di Unidad Nacional, Samuel Medina che sembra
essere il personaggio politico più accreditato per dare un certo disturbo a Morales
e Quiroga.
Si aprono nuovi scenari. Se le elezioni dovessero essere vinte dal Mas di Morales, si potrebbero aprire scenari imbarazzanti. Gli Stati Uniti per voce
del loro ambasciatore a La Paz, Manuel Rocha, hanno già fatto sapere di considerare
Morales un “narcotrafficante” e di avere paura di eventuali violenze legate appunto
agli esiti elettorali, facendo intuire di non gradire una sua vittoria. Il governo
di La Paz però non ha fatto attendere una reazione ed ha fatto sapere di non accettare
le dichiarazioni del dipartimento di Stato Usa e sostenendo che “certe dichiarazioni
non valorizzano la volontà del governo boliviano di presiedere elezioni indipendenti
e imparziali”. Domenica sera vedremo cosa sarà successo se la vittoria accontenterà
la sinista estrema di Morale, amico di Fidel Castro e Hugo Chavez, o la destra
apprezata dagli Stati Uniti