In ventisette paesi, centinaia di migliaia di bambini usati per un unico scopo: uccidere

Ventisette paesi, centinaia di migliaia di piccoli combattenti.
Dall’Indonesia alla Colombia, passando per Myanmar, Filippine, Sri Lanka, India,
Nepal, Iran, Afghanistan, Russia, Iraq, Medio Oriente, Yemen, Somalia, Sudan,
Ciad, Repubblica Centrafricana, Burundi, Ruanda, Uganda, Repubblica Democratica
del Congo, Congo (Brazaville), Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone, Guinea e
Angola.
Un nuovo dossier di 360 pagine, il
Child Soldiers Global Report 2004, redatto dalla
Coalizione contro l’uso dei bambini soldato ricorda che in molte delle guerre ancora oggi in corso nel mondo, migliaia di
piccole braccia, armate di mitra, fucili o
machete vengono adoperate per un unico scopo: uccidere.
Armati da governi, gruppi paramilitari o guerriglie ribelli, i bambini (e le
bambine) soldato sono una merce ricercata perché la loro manodopera non costa nulla,
è efficiente e crea generazioni di combattenti, alimentando un circolo vizioso
difficile da monitorare e bloccare.
“E’ difficile fare una stima anche vaga o approssimativa del numero dei bambini
direttamente coinvolti nelle guerre del mondo”, commenta dagli uffici londinesi
della Coalizione l’attivista Claudia Bricca. “I governi dei paesi in cui vengono
quotidianamente impiegati i piccoli combattenti sono riluttanti nel fornire cifre,
sia per l’imbarazzo, sia perché evidentemente hanno qualcosa da nascondere. Nei
paesi chiusi ai rapporti con l’esterno e alle organizzazioni umanitarie come il
Myanmar è impossibile sapere quanti siano i bambini soldato. Questo il nostro
lavoro ancora più difficile”.
L’area del mondo in cui si calcola la presenza più vasta di bambini soldato è
l’Africa, con circa 100mila piccoli armati e decine di paesi in stato di conflitto
permanente, guerra civile, pace armata, o semplice instabilità politica e sociale.21
Tra le sue attività principali c’è quella di creare – a livello internazionale,
nazionale e locale – una rete di associazioni per ogni paese colpito dalla piaga
dei bambini soldato, attraverso campagne di informazione che coinvolgano le varie
comunità.
Inoltre, la Coalizione si occupa di sponsorizzare programmi sociali mirati alla
rieducazione e al recupero dei bambini soldato attraverso. Un’impresa ardua, viste
le profonde cicatrici che la violenza lascia sulla psiche dei bambini. Ma grazie
alla quale molti di loro sono riusciti a tornare a casa o a ritrovare una vita.
pa.tri